La mostra di Vincenzo Agnetti al Palazzo Reale di Milano
Prima settimana di lezioni dell'anno scolastico 2017/2018 e ho deciso di frequentare il corso di "Fonti, Modelli e Linguaggi dell'Arte Contemporanea", di Bignami, e Lei ci ha consigliato di andare al Palazzo Reale per vedere la mostra di Vincenzo Agnetti che sarebbe finita nel prossimo weekend. Allora, sono andata lì per vederla e queste sono le cose più interessante che ho visto.
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Vincenzo Agnetti è stato un artista milanese antesignano (*precursor, em português) dell'arte concettuale italiana. Nato nel 1926 e morto nel 1981 ha lavorato per trasformare la parola in immagini iconiche e l’immagine in poesia. Questo è stato possibile vedere nella mostra "AGNETTI. A cent’anni da adesso.", da luglio a settembre di 2017 al Palazzo Reale di Milano.
Curata da Marco Meneguzzo, la mostra proporre la riscoperta dell’originalità poetica e contemporanea di Agnetti. Durante il percorso, è possibile vedere esposte più di cento opere, realizzate tra il 1967 e il 1981.
Nel programma della mostra, si legge a cerca della "tensione poetica e visionaria, lo spiccato (*forte, intenso, em português) interesse per l’analisi dei processi creativi e per l’arte come statuto, il suo ruolo di investigatore linguistico e di sovvertitore dei meccanismi del potere". E questo è precisamente il sentimento alla fine del percorso dell'esposizione: Agnetti lavora con le forme, le parole, le colore come si le opere fossero giochi che cambiano significato ogni volta che si gioca.
È molto chiaro capire che per Agnetti tutto è linguaggio. Tutto può diventare arte mentre tutto può diventare poesia. Una volta, lui ha detto: "Immagini e parole fanno parte di un unico pensiero. A volte la pausa, la punteggiatura (*pontuação, em português) è realizzata dalle immagini a volte invece è la scrittura stessa".
Prima di cominciare con le immagini della mostra, un po' della storia di vita di Agnetti. Lui ha studiato alla Scuola del Piccolo Teatro e alla fine degli anni '50 stringe amicizia (*se aproxima, fica amigo, em português) con Enrico Castellani e Piero Manzoni. Nel 1959 pubblica i suoi primi scritti "proposizionali" (*proposicional, em português, que vem de propositivo).
Nel 1962 si trasferisce in Argentina dove lavora nel campo dell'automazione elettronica e nel 1967 ritorna in Italia, quando comincia la sua produzione artistica con abbastanza intensità. Dal 1973 apre un studio a New York e lavora tra lì e Milano. Questo periodo sarà molto importante nella sua produzione artistica. Nel 1981 muore improvvisamente (*subitamente, em português) a Milano.
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Meridiana*. Tempus Mentis - Il tempo è conquistatore di spazi (1972; acrilico su legno, formica e alluminio; 100 x 100 cm)
(*relógio de sol, em português)
Meridiana. Tempus Mentis - Il tempo è il peso mentale degli avvenimenti* (1972; acrilico su legno, formica e alluminio; 100 x 100 cm)
(*acontecimentos, eventos, em português)
Le frasi si riferiscono al tempo come concetto filosofico che si contrappone alla nozione del tempo reale o concreto.
Dopo vediamo una sequenza di quattro opere fatte tra 1966 a 1967 con la stessa misura (59 x 59 cm) e lo stesso materiale (legno laccato con cursori). La prima lavora con il bianco mentre l'ultima lavora con il nero. Tra queste due, ci sono altre due che giocano con i colori (che sembrano come) neon, come si producessero la luce riflessa (anche se delicatamente).
Si chiamano: "Protopermutabile; Permutabile; Permutabile; Permutabile (Nero)". Si trata della possibilità di variare una superficie nel suo aspetto e nei suo significati. L'opera esplora il limite oggettuale del concetto combinatorio del linguaggio.
Quando è spostato (*movido, em português) modifica il rapporto fra le parole. Questa opera esalta l'ambiguità dell'uso dei significate nel linguaggio comune.
Chiamata di "Apocalisse", l'opera fa riferimento all'Apocalisse di San Giovanni, fa un accenno all'indeterminismo e alla relatività delle letture (a volte abbastanza oscure). Ogni momento esige un'interpretazione differente della verità come ogni popolo esige il proprio modo di dire basta.
(*"E, havendo o Cordeiro aberto um dos selos, olhei, e ouvi um dos quatro animais, que dizia como em voz de trovão: Vem". Apocalipse 6:1, em português)
"Dalla Macchina Drogata", una serie delle sue opere più importante. Queste opere sono le prime esposte in Italia negli anni '60 dopo il ritorno di Agnetti. Una sequenza di testi frammentati, dissolti, ricuperati e purtroppo illeggibili. Sono tutti ingrandimenti (*ampliações, em português) fotografici su carta emulsionata.
Lui ha utilizzato una calcolatrice Divisumma 14 Olivetti in cui i numeri sono stati sostituiti con lettere dell'alfabeto.
Continuando il percorso della mostra, possiamo vedere la serie de opere chiamata "Gli Assiomi" (*os axiomas, em português), composta di bacheliti nere (*baquelite, um tipo de resina sintética, em português) incise (*gravado, em português) con colore bianco. Le opere sono state fatte dal 1970 al 1973 sempre con la stessa misura: 80 x 80 cm.
Dopo, possiamo vedere le due serie di fotografie chiamate: "Gli eventi precipitano, la persona" (composta da 6 fotografie in 2 elementi, fatte nel 1974 con 60 x 123,5 cm) e "Gli eventi precipitano, l'oggetto" (anche composte da 6 fotografie in 2 elementi fatte nel 1974 ma con 45 x 179 cm).
Un'altra opera molto interessante, che mi ricorda anche il progetto di lavoro artistico di Paolo Icaro nello cortile della Ca' Grande (Un Piatto in Quattro Tempi), è quella chiamata "Progetto panteistico n.2. foglia". Fatta nel 1972 con tecnica mista, utilizando fotografia e scrittura con carta su alluminio, fa una relazione tra il tempo e l'attesa per il lavoro della natura. Senza aspettare non è possibile vedere il rametto dare la vita alle petali delle fiore.
Ho letto nel programma della mostra che quest'opera si riferisce in modo ironico alla letteratura sociologica e politica sorta attorno all'argomento ecologico.
Dopo è possibile vedere la serie di sei fotografie che mettono in scena il dramma Elisabettiano. Quest'opera può essere considerata un punto di svolta nella teorizzazione della funzione del teatro statico. Il drama di Elisabetta d' Inghilterra è il mezzo di comunicazione finalizzato alla riflessione.
La relazione naturale tra la spirale e il circolo è rappresentata nelle forme della cupola (in questo caso, della chiesa Santa Maria delle Grazie), delle stelle e della galassia.
Non hanno parlato di questo durante l'esposizione, mas mi ha ricordato come queste forme sono usate per rappresentare un collegamento naturale tra le forme più basica della natura e sono possibile da vedere nelle serie televisive Il Trone di Spade (particolarmente nelle stagioni sei e sette) e nella nuova stagione (la terza) di Twin Peaks.
"Tutta la storia dell'arte è in questi tre lavori" (1973; fotografie su carta con intervento a china e pietra; 49 x 147,5 cm). Nel programma della mostra hanno scritto:
"La rivoluzione della storia dell'arte è tradotta e rappresentata attraverso tre situazioni-segno in vista di una chiarificazione del momento attuale.
La prima parte (arcaico) allude alla spontaneità del gesto, la seconda (classico) è un particolare di Palazzo Litta, la terza (attuale) indica visivamente una azione e il tempo impiegato per farla: l'azione è il lavoro e la durata - segnalati qui dai numeri e da una linea che si perde fuori dei margini del pannello.
Questa terza parte rappresenta il modo di operare artisticamente nella contemporaneità evidenziando l'uso strumentalizzato dell'arte a scopi produttivistici."
Seguiamo e, secondo me, la prossima opera è delle più interessante della mostra. È arrivata l'ora di vedere il "Progetto per un Amleto Politico" (*Hamlet, em português), una installazione fatta nel 1973 con 66 bandiere di tutto il monde. Allo stesso tempo, questa sala è il palco dove ascoltiamo la voce di Agnetti che parla i numeri come fossero un discorso.
"L’affermazione sostituisce l’introspezione mentre i numeri sostituiscono le parole e diventano semplici supporti di informazione."
L'ideia dell'opera "Il trono", fatto nel 1970 con Paolo Scheggi, nasce da una discussione a proposito dell'Apocalisse di San Giovanni. É un'opera con contenuto ironico specialmente per il aspetto psicologico-funerario che raggiunge anche un riferimento simbolico-politico molto particolare.
Dopo vediamo la serie di lavori "Photo-graffie"di carta fotografica esposta e graffiata (*riscada, em português) fatte tra il 1980 e il 1981, un po' prima di morire.
Questa opera, così come "Le Stagioni" (opera del Museo del Novecento), anche accompagnate dalla poesia "I dicitori", inaugurano un nuovo corso di Agnetti, più lirico e poetico.
Una delle opere più importante fatta da Agnetti è questa che sintetizza la sua ricerca sulla memoria e la dimenticanza. La poesia senza parole di questa opera è interessantissima, le molte possibilità di significato contenute in una sola opera.
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Vincenzo Agnetti è stato un artista milanese antesignano (*precursor, em português) dell'arte concettuale italiana. Nato nel 1926 e morto nel 1981 ha lavorato per trasformare la parola in immagini iconiche e l’immagine in poesia. Questo è stato possibile vedere nella mostra "AGNETTI. A cent’anni da adesso.", da luglio a settembre di 2017 al Palazzo Reale di Milano.
Curata da Marco Meneguzzo, la mostra proporre la riscoperta dell’originalità poetica e contemporanea di Agnetti. Durante il percorso, è possibile vedere esposte più di cento opere, realizzate tra il 1967 e il 1981.
Nel programma della mostra, si legge a cerca della "tensione poetica e visionaria, lo spiccato (*forte, intenso, em português) interesse per l’analisi dei processi creativi e per l’arte come statuto, il suo ruolo di investigatore linguistico e di sovvertitore dei meccanismi del potere". E questo è precisamente il sentimento alla fine del percorso dell'esposizione: Agnetti lavora con le forme, le parole, le colore come si le opere fossero giochi che cambiano significato ogni volta che si gioca.
È molto chiaro capire che per Agnetti tutto è linguaggio. Tutto può diventare arte mentre tutto può diventare poesia. Una volta, lui ha detto: "Immagini e parole fanno parte di un unico pensiero. A volte la pausa, la punteggiatura (*pontuação, em português) è realizzata dalle immagini a volte invece è la scrittura stessa".
Prima di cominciare con le immagini della mostra, un po' della storia di vita di Agnetti. Lui ha studiato alla Scuola del Piccolo Teatro e alla fine degli anni '50 stringe amicizia (*se aproxima, fica amigo, em português) con Enrico Castellani e Piero Manzoni. Nel 1959 pubblica i suoi primi scritti "proposizionali" (*proposicional, em português, que vem de propositivo).
Nel 1962 si trasferisce in Argentina dove lavora nel campo dell'automazione elettronica e nel 1967 ritorna in Italia, quando comincia la sua produzione artistica con abbastanza intensità. Dal 1973 apre un studio a New York e lavora tra lì e Milano. Questo periodo sarà molto importante nella sua produzione artistica. Nel 1981 muore improvvisamente (*subitamente, em português) a Milano.
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(*relógio de sol, em português)
Meridiana. Tempus Mentis - Il tempo è il peso mentale degli avvenimenti* (1972; acrilico su legno, formica e alluminio; 100 x 100 cm)
(*acontecimentos, eventos, em português)
Le frasi si riferiscono al tempo come concetto filosofico che si contrappone alla nozione del tempo reale o concreto.
Dopo vediamo una sequenza di quattro opere fatte tra 1966 a 1967 con la stessa misura (59 x 59 cm) e lo stesso materiale (legno laccato con cursori). La prima lavora con il bianco mentre l'ultima lavora con il nero. Tra queste due, ci sono altre due che giocano con i colori (che sembrano come) neon, come si producessero la luce riflessa (anche se delicatamente).
Dopo, si vedi la opera "Principia" fatta nel 1967 (acrilico su legno, 190 x 200 cm) in cui vediamo c'è un cursore scorrevole applicato al pannello.
Quando è spostato (*movido, em português) modifica il rapporto fra le parole. Questa opera esalta l'ambiguità dell'uso dei significate nel linguaggio comune.
Apocalisse (1974; perspex* e sigilli in ceralacca; 60 x 45 x 8 cm)
(*una materia plastica, un tipo di acrilico)
Chiamata di "Apocalisse", l'opera fa riferimento all'Apocalisse di San Giovanni, fa un accenno all'indeterminismo e alla relatività delle letture (a volte abbastanza oscure). Ogni momento esige un'interpretazione differente della verità come ogni popolo esige il proprio modo di dire basta.
(*"E, havendo o Cordeiro aberto um dos selos, olhei, e ouvi um dos quatro animais, que dizia como em voz de trovão: Vem". Apocalipse 6:1, em português)
"Dalla Macchina Drogata", una serie delle sue opere più importante. Queste opere sono le prime esposte in Italia negli anni '60 dopo il ritorno di Agnetti. Una sequenza di testi frammentati, dissolti, ricuperati e purtroppo illeggibili. Sono tutti ingrandimenti (*ampliações, em português) fotografici su carta emulsionata.
Lui ha utilizzato una calcolatrice Divisumma 14 Olivetti in cui i numeri sono stati sostituiti con lettere dell'alfabeto.
Continuando il percorso della mostra, possiamo vedere la serie de opere chiamata "Gli Assiomi" (*os axiomas, em português), composta di bacheliti nere (*baquelite, um tipo de resina sintética, em português) incise (*gravado, em português) con colore bianco. Le opere sono state fatte dal 1970 al 1973 sempre con la stessa misura: 80 x 80 cm.
"Gli eventi precipitano, il vettore" (1974; Bachelite nera incisa e dipinta con vernice nitro bianca, 6 elementi; 70 x 70 cm)
Dopo, possiamo vedere le due serie di fotografie chiamate: "Gli eventi precipitano, la persona" (composta da 6 fotografie in 2 elementi, fatte nel 1974 con 60 x 123,5 cm) e "Gli eventi precipitano, l'oggetto" (anche composte da 6 fotografie in 2 elementi fatte nel 1974 ma con 45 x 179 cm).
Ho letto nel programma della mostra che quest'opera si riferisce in modo ironico alla letteratura sociologica e politica sorta attorno all'argomento ecologico.
Dopo è possibile vedere la serie di sei fotografie che mettono in scena il dramma Elisabettiano. Quest'opera può essere considerata un punto di svolta nella teorizzazione della funzione del teatro statico. Il drama di Elisabetta d' Inghilterra è il mezzo di comunicazione finalizzato alla riflessione.
La relazione naturale tra la spirale e il circolo è rappresentata nelle forme della cupola (in questo caso, della chiesa Santa Maria delle Grazie), delle stelle e della galassia.
Non hanno parlato di questo durante l'esposizione, mas mi ha ricordato come queste forme sono usate per rappresentare un collegamento naturale tra le forme più basica della natura e sono possibile da vedere nelle serie televisive Il Trone di Spade (particolarmente nelle stagioni sei e sette) e nella nuova stagione (la terza) di Twin Peaks.
"Tutta la storia dell'arte è in questi tre lavori" (1973; fotografie su carta con intervento a china e pietra; 49 x 147,5 cm). Nel programma della mostra hanno scritto:
"La rivoluzione della storia dell'arte è tradotta e rappresentata attraverso tre situazioni-segno in vista di una chiarificazione del momento attuale.
La prima parte (arcaico) allude alla spontaneità del gesto, la seconda (classico) è un particolare di Palazzo Litta, la terza (attuale) indica visivamente una azione e il tempo impiegato per farla: l'azione è il lavoro e la durata - segnalati qui dai numeri e da una linea che si perde fuori dei margini del pannello.
Questa terza parte rappresenta il modo di operare artisticamente nella contemporaneità evidenziando l'uso strumentalizzato dell'arte a scopi produttivistici."
Seguiamo e, secondo me, la prossima opera è delle più interessante della mostra. È arrivata l'ora di vedere il "Progetto per un Amleto Politico" (*Hamlet, em português), una installazione fatta nel 1973 con 66 bandiere di tutto il monde. Allo stesso tempo, questa sala è il palco dove ascoltiamo la voce di Agnetti che parla i numeri come fossero un discorso.
Amleto non è uomo del dubbio
Amleto non è uomo del calcolo
Amleto ricorda soltanto il monologo
Amleto dimentica il teatro e il personaggio
Amleto non è più l’Amleto inventato ma uno qualsiasi che arringa la folla con il monologo (*arenga a multidão, que discursa para a multidão, em português)
Il monologo diventa un comizio senza significati
"L’affermazione sostituisce l’introspezione mentre i numeri sostituiscono le parole e diventano semplici supporti di informazione."
L'ideia dell'opera "Il trono", fatto nel 1970 con Paolo Scheggi, nasce da una discussione a proposito dell'Apocalisse di San Giovanni. É un'opera con contenuto ironico specialmente per il aspetto psicologico-funerario che raggiunge anche un riferimento simbolico-politico molto particolare.
Dopo vediamo la serie di lavori "Photo-graffie"di carta fotografica esposta e graffiata (*riscada, em português) fatte tra il 1980 e il 1981, un po' prima di morire.
Questa opera, così come "Le Stagioni" (opera del Museo del Novecento), anche accompagnate dalla poesia "I dicitori", inaugurano un nuovo corso di Agnetti, più lirico e poetico.
Una delle opere più importante fatta da Agnetti è questa che sintetizza la sua ricerca sulla memoria e la dimenticanza. La poesia senza parole di questa opera è interessantissima, le molte possibilità di significato contenute in una sola opera.
"Libro quasi dimenticato a memoria"
(1971; libro forato con copertina di tela nero con nastro; 50 x 35 cm)
"Libro inventato a memoria"
(1971; libro forato con copertina di tela rosso con nastro; 70 x 50,5 x 2,5 cm)
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